Una vita felice, un amore grande, una figlia bellissima.
“Amore sono incinta di nuovo!” Siamo felici! È in arrivo una sorellina o un fratellino per Sofia.
Una mattina Annalisa mi dice che sotto il piede ha una cosa strana.
La guardo e le dico che dobbiamo andare subito dalla nostra dottoressa.
Appena la dottoressa la vede cambia espressione, ci dice che serve il consulto di un dermatologo, ma non serve una laurea in medicina per capire che si tratta di un melanoma.
Non avevamo ancora idea di cosa ci attendeva.
Annalisa perde il bambino e la luce meravigliosa che illuminava la nostra vita si fa più fioca.
Si susseguono quasi tre anni di terapie e tre interventi chirurgici pesanti, con controlli che non vanno sempre bene.
È un freddo Marzo, quando Annalisa a causa delle gambe molto gonfie, non riesce più a camminare, è bloccata a letto ed io divento il suo personale paramedico, farmacista, massaggiatore, fisioterapista e cuoco.
Andiamo in ospedale per un controllo. Annalisa ha al polso un braccialetto di perline trasparenti a cui tiene molto. Facendo un gesto, il braccialetto si rompe e le perline cadono spargendosi. In quel preciso istante ho una strana sensazione che qualcosa si stia rompendo.
Qualche giorno dopo la nostra oncologa mi dice che nessuna cura può essere più efficace. Mi dice “devi considerare che la cosa non si risolva”. Non riesco neanche a dirlo, ma stava succedendo proprio a noi.
Quante notti sveglio a pensare, pregare, sperare nel miracolo che risolva tutto. Quante notti sveglio a parlare con qualcuno più grande di me chiedendo di prendere me al suo posto, “ti prego prendi me! Sofia non può perdere la sua mamma”.
Per poter aiutare ogni giorno la mia compagna di quasi trent’anni di vita, ho dovuto scollegare tutti i sensori del mio corpo.
Non potevo permettermi di sentire stanchezza, sonno, fame o paura.
Solo un unico collegamento ho mantenuto, quello che dal cuore va al cervello.
In questo modo potevo vivere le emozioni in alta definizione, senza i disturbi del mio corpo fisico.
Non potevo credere che un concentrato di energia e coraggio se né stesse andando, vedevo l’amore della mia vita affrontare la malattia come una tigre che non si arrende mai di fronte a nulla.
Ora sono io che sono in chemioterapia da un anno, Annalisa è volata via 4 anni fa, ed ora la tigre è dentro me e dico grazie a questa grande donna che mi ha insegnato il coraggio.