Tutto comincia ad aprile 2015, dopo alcuni mesi che MARIA era strana, assente a tratti insensibile. Stanca dopo una drammatica visita al pronto soccorso, dove gli viene diagnosticata una leucemia mieloide acuta m1
Io non avevo capito, la gravità, nella nostra vita entra un mostro che ti trasforma, ti condiziona, ti impone i suoi tempi. Fin dall'inizio lei ha reagito con forza ed ottimismo ma i lunghi giorni di isolamento a volte mi sembrano un calvario, anche per i nostri figli, disinfettarsi e cambiarsi prima di entrare, e quella mascherina sempre sul viso che nasconde le parole e le espressioni, solo gli occhi potevano parlare liberamente.
Ci rendevamo conto però che era fondamentale esserle vicino lì in quella stanza sterile ogni giorno per combattere insieme. Fortunatamente le terapie funzionano e arriva il giorno dell'autotrapianto.
La ripresa è lenta, non è semplice, il mostro sembra non ci sia più, ma le regole che ti impone si ripresentano. Ogni volta che accompagnavo Maria ai controlli scoprivo qualcosa di più, un mondo che prima ignoravo, fatto di sofferenza e speranza.
Quindici mesi dopo il trapianto, a novembre 2016 arriva una telefonata, dobbiamo andare urgentemente in Ospedale, lei ha già capito che il mostro si è rifatto vivo.
Se la prima diagnosi ti lascia completamente disarmato, l'annuncio della recidiva è ancora peggio.
Ci sentivamo come se la malattia decidesse delle nostre vite. Riprendiamo in mano tutto il nostro coraggio e ricominciamo a combattere.
Dopo il secondo trapianto, Maria si riprende lentamente. Fisicamente tutto procede nei tempi, ma psicologicamente non riesce ad accettare quanto è successo, è distante e infastidita dalla mia presenza.
Poi all'inizio del 2019 succede qualcosa, la sua voce quando si rivolge a me cambia, ed anche i suoi occhi sono diversi, adesso sono di nuovo pieni di vita, così un giorno mentre la guardo capisco che il mostro è uscito da lei e penso che ce l’abbiamo fatta.
Pian piano ci riprendiamo la nostra vita.
L'aver lottato insieme ha impedito allo sconforto di separarci e alla fine abbiamo sconfitto il mostro
CREDO CHE PER UNA DONNA LA LEUCEMIA SIA ANCORA più dura che per un uomo, perché ti toglie la femminilità, qualcosa di straordinario che solo le donne possiedono.