Ho 41 anni, vedovo da una settimana e padre di tre figli, uno di otto, un altro di 5 e una femminuccia di 3. A mia moglie, nel settembre del 2017, all'età di 33 anni, è stato diagnosticato un tumore alla mammella, un triplo negativo. Iniziai ad informarmi, scoprendo che era tra i peggiori e, pur incassando questo duro colpo e rinunciando anche allo psicologo, ci siamo fatti forza per iniziare questa scalata. Due anni e 4 mesi di operazioni, medicine, chemio, immuno e visite a Siena, Napoli e Milano con la difficoltà di avere tre bimbi piccoli, senza dire niente a nessuno. Abbiamo ritenuto di non regalare gratis preoccupazioni, tanto loro cosa potevano fare? Io ero sempre al suo fianco, portandola ad ogni visita, medicazione, tac e chemio. Sapevamo contro cosa stavamo lottando, ma sempre con la speranza di nuove cure che potessero darci del tempo. Così non è stato e quel male non si è fermato: negli ultimi 5 mesi si erano formate metastasi e da lì la situazione è diventata ancora più difficile. Sapendo l'amore che aveva per i figli ed anche il suo passato senza la madre, se ne andò di casa quando aveva soli 3 anni, mi sono ripromesso che avrei fatto di tutto per lasciarla andare serenamente e inconsapevole della gravità della situazione. Non è stato facile chiedere alla sua oncologa di non dire tutta la verità, e io stesso recitavo, inventando una scusa quando i trattamenti venivano sospesi. Funzionava, lei si fidava di me e la vedevo molto tranquilla nel fare le cose, serena fino alla terapia del dolore, il momento più difficile: essere ricoverata e non capire che quella valigia che avevamo preparato insieme era l'ultima. Pensava che la stanza doppia che ci era stata riservata, fosse grazie all’aiuto di amici, per stare più tranquilli, in realtà era necessaria affinché ci fosse sempre una persona al suo fianco per i suoi ultimi giorni. Sono riuscito a tenerla a casa con hospice domiciliare per il periodo natalizio, nonostante le rimanesse poco tempo e la presenza dei bambini. Il lunedì successivo è stata ricoverata e il giovedì sera ho girato un video, quasi per istinto, mentre cenava e sorrideva. È stato l’ultimo: la notte ha avuto un crollo durato due interminabili giorni, la domenica ancora dolori. Mentre i nostri figli festeggiavano il carnevale, lei respirava sedata con tanti tubicini e la sera, se ne andò a soli 35 anni insieme alla fine del carnevale. Ci sono tantissimi dettagli che non si possono scrivere tutti, ma questo scritto è stato in parte la nostra storia.