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Roche – A fianco del coraggio
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Al mio pulcino.
Conobbi Paola, quella ragazzina che sarebbe diventata la parte più importante della mia vita sul tram, qui a Torino, era il 1973. Lei aveva quattordici anni e mezzo, io diciotto. Iniziò così la nostra avventura.
Il suo abbraccio forte al mio fianco in risposta al mio timido cingerla sulle spalle.
Quarantaquattro anni sempre insieme. Amore come l’acqua che io, fiume, con un percorso lungo e tortuoso, portavo a lei, mare e con questo la rendevo felice. Lei mi restituiva la felicità sotto forma di lievi nuvole e candida pioggia che alimentava le mie sorgenti. Cresciuti insieme, lei il mio regalo, tanti desideri realizzati nei nostri giovani cuori.
Il lavoro, i figli, i dolori, qualche volta ti fanno un po’ smarrire, ma sono stati giorni belli, quelli passati insieme. Tutti. Sempre.
Ma tante volte le nostre storie non hanno un lieto fine qui sulla Terra, anche se ognuno di noi fa del proprio meglio.
Imparammo cos’era il tumore di Krukenberg e due tra le soluzioni possibili, chemioterapia oppure andare al mare e brevemente aspettare.
Dall’inizio del trattamento non mi allontanai più da lei, giorno e notte, giorno dopo giorno, notte dopo notte, fino alla fine.. due anni “insperati e felici” avvinghiati come l’edera sulle querce millenarie.
Aveva 58 anni, ma se fosse successo a novantanove mi sarebbe dispiaciuto di meno? Forse sarei meno arrabbiato, ma, sono sicuro, il dolore sarebbe lo stesso.
Quanto si è impegnata nelle cure, quanto coraggio ha avuto, da sola, dove non potevo farle compagnia, distesa su qualche tavolo, dentro a qualche ambulatorio, dentro a qualche macchina. La sua medaglia, un lasciapassare certo per lassù, il sondino nel suo piccolo petto.
Anche per questo, in questi due anni strappati alla malattia la parola che le ho più detto dopo i “ ti voglio bene”, sono stati tanti miseri, insufficienti, inadeguati, “GRAZIE ”. Lei mi rispondeva, “grazie a te ” straziandomi.
Le è dispiaciuto lasciarci, avrebbe voluto fare tante cose ancora per noi.
E adesso, qualche anno dopo, pensandoci, tutta questa sofferenza ha fatto ulteriormente evolvere il mio amore. Per lei sono passato ad una devozione trascendentale, molto più potente, “l’amore assoluto” ed è questo che mi da grande conforto in questi tempi sospesi.
Forse il destino ci ha fatto percorrere questo estremo cammino per raggiungere il punto più alto della nostra esistenza?