Se ne esce, eccome! Noi siamo stati fortunati. Perché nonostante i 2 tumori abbiamo avuto la possibilità di vedere cosa ci riservava il futuro. Noi siamo stati fortunati perché abbiamo avuto 2 tumori. È un’esperienza che ti lacera, ti annienta e poi, se rimani in vita, rinasci con una forza che gli altri, quelli sani, non hanno.
Oggi a distanza di 10 anni dal secondo tumore, 5 dalla fine delle cure, quasi 2 dalla nascita della nostra prima figlia, sappiamo di essere un esempio per le persone che affrontano questo intoppo. Si può tornare alla vita, quella bella. Bisogna lottare, tanto. Noi l’abbiamo fatto.
Il primo giorno ci è arrivato un macigno in faccia, uno schiaffo.
Il secondo eravamo persi, non sei mai pronto ad affrontare l’ipotesi di morte per un tumore. Mai a 35 anni.
Il terzo giorno abbiamo annaspato, tra le lacrime e la voglia di trovare un modo per combattere.
Il quarto giorno eravamo dentro una bolla, la nostra, la bolla della protezione reciproca.
Il quinto giorno ho duplicato il mio essere: voglio sostenere la mia compagna, nella bolla con energia rinnovata e potenziante, fuori dalla bolla con azioni che la proteggono.
Il giorno prima dell’operazione eravamo abbracciati in silenzio sul letto, ci toccavamo all’infinito, avevamo paura che ci fosse di più di quello che si vedeva nelle ecografie.
Il giorno dell’operazione tutto era sospeso nel vuoto, la sala d’attesa, gli altri in ansia ed io che non riuscivo a far passare questo maledetto tempo, non riuscivo ad accelerare i minuti la volevo guardare di nuovo.
Il rientro a casa, la convalescenza, l’attesa della chemioterapia. Altro conto alla rovescia che cominciava, altra ansia, non sapevamo come avrebbe reagito il suo corpo alla cura.
La nausea ti distrugge, stai male, non sai come difenderti. Provi con le bevande gassate, poi la pizza, poi gastroprotettori, poi di nuovo pizza, anzi no meglio pasta al pomodoro, no mi fa schifo il pomodoro, sì preferisco in bianco, senza formaggio, anzi mettiamoci il formaggio, no meglio la pizza. Ok amore, quello che vuoi. Io ti porto ovunque tu voglia, voglio vedere un tuo sorriso, mi basta quello.
Poi la radioterapia, noia mortale ma passa veloce. Io che continuo ad accarezzarti senza pause, le tue mani, il tuo volto, la testa senza capelli, il cuore impaurito.
Infine il ritorno progressivo alla vita, un giorno alla volta, con il sorriso. Se ne esce, eccome!