QUELLA NOTTE DI LUNA PIENA
Il primo dettaglio che mi torna in mente è la luna piena che proiettava suggestivi giochi di luce sulla ballerina al centro della pista.
Ho capito subito che era una persona speciale, perché lei non si limitava a vivere. Lei gioiva della vita. Ogni suo gesto sprigionava una vitalità che andava oltre l’energia dei suoi 28 anni.
Mi raccontò del tumore che l’aveva colpita e che l’aveva menomata in una parte del corpo fondamentale per ogni essere umano.
La bocca.
Il suo sorriso genuino nascondeva cicatrici profonde, e un percorso psicologico per venire a patti con i suoi demoni.
Ci innamorammo all’istante e presto nacque nostra figlia.
Una famiglia felice.
Finché il tumore non bussò di nuovo alla nostra porta, più agguerrito che mai. Ma anche quella volta mia moglie non ebbe alcun tentennamento. Si fece asportare gran parte della lingua, e si sottopose a massacranti sedute di chemio e radioterapia, senza mai perdere il suo strabiliante sorriso.
Lei sorrideva e io morivo dentro, perché giorno dopo giorno la vedevo deperire. Le ustioni provocate dalla radioterapia le impedivano di ingerire qualsiasi cosa che non fossero granite fresche, e iniziò a perdere mezzo chilo al giorno. La mia guerriera di un metro e novanta arrivò a pesare poco più di 55 chili, e a quel punto non aveva neppure la forza di reggersi in piedi. La nostra piccolina la vedeva sempre a letto e piangeva, e io provavo a spiegarle che la mamma sarebbe guarita, e pregavo perché ciò accadesse. Le infezioni e la febbre alta sopraggiungevano a tradimento, rischiando di essere fatali, e il dolore non le dava tregua. Nonostante tutto, però, il suo splendido sorriso non l’ha abbandonata un solo giorno. Nemmeno quando, in uno dei momenti peggiori, mi disse: “Spostati di lì che mi copri la luce.” Non capivo a quale luce si riferisse, dato che eravamo nella penombra della camera, e le chiesi spiegazioni. E lei, serafica: “La luce in fondo al tunnel.”
Sorrideva anche in quel momento, mentre io scoppiai a piangere, perché pensavo che fosse arrivato il momento.
La ripresa è stata dura, anzi è dura tuttora, a distanza di dieci anni. Il momento del pranzo è una battaglia giornaliera e io mi sto specializzando in cibi proteici e morbidi perché i denti si sbriciolano come fossero di gesso. Ogni dente che cade si porta via qualche lacrima ma il sorriso no, quello niente potrà mai cancellarlo.