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Roche – A fianco del coraggio
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Il vero coraggio



Cinzia usciva di casa prestissimo, tutte le mattine. Puntuale ogni giorno con qualsiasi tempo senza mai lamentarsi, inclinava leggermente la nuca da un lato e sorrideva, poi un bacio.
Io restavo a letto, chiudevo gli occhi e pensavo ogni giorno a cosa potevo fare per lei.
Movimenti ripetuti ogni mattina, una tela iniziata prima della malattia era in attesa di colore da troppo tempo. Un giorno iniziai a dare un po’ di senso a quel foglio di lino, non più di sei lunghe pennellate. Il viso indefinito di un fantasma, poi il giorno successivo i suoi lunghi capelli, quindi la sua bocca, gli occhi e col tempo finalmente il suo viso. Meraviglioso.
Una mattina disperatamente iniziai a modificare i capelli e le ciglia per poi cancellarli del tutto. Mutai il colore della pelle.
Dopo mesi quel viso, sempre bellissimo riprendeva forma, i capelli corti e la pelle ambrata.
Lei non aveva mai smesso di uscire, ed io non avevo mai smesso di dipingere. Ritoccavo felicemente ogni giorno quell’immagine, fino a quando non ricominciai ancora una volta a rimuovere i suoi capelli bruni e a schiarire la pelle di quel volto.
La tela diveniva sempre più spessa, il colore si mischiava e le linee dovevano essere corrette.
Poi una mattina mi resi conto che quel viso era tutto ciò che mi restava di lei, i pennelli si erano asciugati, il colore dimenticato sulla vecchia tavolozza era completamente secco. Quel viso, sempre e comunque splendido continuava a fissarmi, mentre aprivo quella busta di carta grossa lasciata tra due vasi di fiori. Una nota, poi mille...una canzone. Guerriero. Poche parole per dirti che non sarei riuscita a vivere sino ad oggi senza di te, io mi sarei arresa fin dal primo giorno, avrei lasciato subito questo strano mondo, ma la fortuna mi ha dato te, che hai combattuto senza sosta due malattie, la mia e la tua. Una sola malattia, una sola lotta ed un unico obiettivo, continuare a vivere. Un giorno, riascoltando quella canzone, mi resi conto di aver modificato eccessivamente quella tela per colpa della sorte, tranne due particolari, gli occhi, a cui non avevo mai aggiunto una lacrima, ed il suo sorriso, sempre lo stesso, magnificamente coraggioso, rendendomi conto che il vero guerriero era lei, che con quel sorriso e quegli occhi sempre uguali era riuscita a sconfiggere la malattia, regalandomi una vita gonfia di Amore sino alla fine.
Ciao patata.