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Roche – A fianco del coraggio
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IL CAMMINO ANCOR NON E' FINITO
Ti vedo bella ancora
seppur di sofferenza
il viso invaso hai.
Sale per vie nervose,
spinta dal male che ognun teme
e scienza lotta in forze estese.
T'impigra al letto,
stesa come mai voluto avresti
e guardi invocando
con il cuore e l'occhio languido
la mia mano e nuova forza
per sollievo avere
e l'animo rialzare.
Sollevati e sorridi,
come già facesti altra volta,
per camminare insieme.
La nostra strada è ancora aperta
e il cammino nostro ancor non è finito.

Era quasi l'alba del 13 dicembre 2014 e dopo una notte passata a vegliare Antonietta in un letto d'ospedale, il mio animo si aprì alla poesia. Non avevo carta e, spinto da un moto interiore incontenibile, presi un tovagliolo da sopra il comodino e scrissi ciò che il cuore in quel momento mi dettava.
L'avevo guardata, osservata, ammirata, assistita e contemplata tutta la notte, mentre il pensiero ritornava indietro nel tempo a rievocare immagini e ricordi che avevano segnato il nostro cammino. Nei momenti di veglia rivolgeva i suoi grandi occhi verso di me e il suo tenero sguardo mi rapiva ancora, come nella giovinezza. Soffriva ma era contenta di vedermi al suo fianco a condividere le sue pene.
Due giorni prima il primario ortopedico le aveva inserito un "chiodo" di titanio nel femore sinistro, l'intervento era andato bene ma lei soffriva ancora gli effetti dell'operazione e certo meditava sul suo triste destino.
"Metastasi ossea da carcinoma a nidi solidi" diceva il referto istologico che ci diedero qualche giorno dopo.
Erano passati sedici anni da quando era stata operata al seno destro, con asportazione totale ed escissione dei linfonodi. I controlli periodici non avevano evidenziato alcun indizio anche se io ero attento a segnalare agli oncologi ogni sintomo che lei mi riferiva. L'avevo seguita per sedici anni mettendo in campo tutte le attenzioni di cui ero capace per alleviarle la sofferenza. Era ancora giovane e la mutilazione di un seno l'aveva avvilita; ma dopo aveva trovato la forza di reagire, di lottare contro il male che aveva deturpato il suo corpo e devastato la sua bellezza. Perché Antonietta era di una bellezza straordinaria anche se rifuggiva dall'esibirla o di accentuarla con la cosmesi. Non ne aveva bisogno, era naturale e semplice, sia nel fisico che nell'intimo.
Fu così che si avviò al secondo calvario, sicura di avere al suo fianco il suo Cireneo.