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Roche – A fianco del coraggio
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Non ci conoscevamo ancora quando sconfiggesti il “mostriciattolo”, come l’avevi definito tu, dopo che ti diagnosticarono la presenza di un “intruso” all’interno del tuo corpo e subendo un intervento per asportarlo. La nostra conoscenza è avvenuta qualche tempo più in là, in maniera del tutto casuale e, per certi versi, con strane coincidenze, quando ancora effettuavi dei controlli periodici per monitorare il tuo stato di salute. Così per riflesso e in modo marginale sono venuto a conoscenza dei tuoi vari stati d’animo e pensieri provati in una simile circostanza, unici segni tangibili, insieme alla cicatrice sulla coscia, di quella “intrusione” nella tua vita, poiché anche i controlli non hanno mai rilevato nessun’altra presenza anomala.
L’anomalia è apparsa qualche anno dopo, a seguito di una banale influenza e mal di schiena che ti hanno tenuto a letto per qualche giorno a cavallo del tuo compleanno, facendoci così rimandare il tradizionale doppio festeggiamento, compi gli anni il 14 febbraio, e che invece ci ha condotti al pronto soccorso e al ricovero per accertare meglio l’origine di un’ombra di fianco al fegato che si notava nella risonanza che ti avevano fatto. L’esito successivo fu che il “mostriciattolo” era tornato e con lui anche il tempo di iniziare nuovamente la lotta per riuscire a sconfiggerlo ancora una volta. Incredulo e frastornato ti ho stretto la mano e i nostri occhi hanno comunicato nel silenzio quelle parole che non riuscivamo ad esprimere, ad esternare. Da lì e per tutto il periodo che hai trascorso in ospedale, durante gli orari di visita nei nostri attimi “brevemente eterni” dove cercavamo e ritagliavamo la nostra “intimità”, ho provato e cercato di restare presente a te, entrambi consapevoli che avremmo combattuto insieme, battaglia dopo battaglia, io con la pazienza e dolcezza e tu con la tua forza e volontà, per avere di nuovo progetti futuri e riprendere i nostri sogni al di fuori di quella stanza.